La filmografia di Gian Maria Volonté

Gian Maria Volonté attese i ventisette anni per cominciare a tracciare la sua filmografia nonostante si fosse da tempo affermato in televisione e in teatro. Un approdo dovuto più a problemi economici che al desiderio di lasciare un segno nella settima arte.

Gian Maria Volonté: filmografia

La filmografia di Gian Maria Volonté

Per il debutto in Sotto dieci bandiere, la Dino De Laurentiis Cinematografica versò a Gian Maria Volonté un compenso di 1.200.000 lire. Il set gli permise di conoscere Carlo Lizzani, responsabile della seconda unità, e il suo aiuto, Giuliano Montaldo, due registi che saranno per lui fondamentali.

  • 1960 – Sotto dieci bandiere, regia di Duilio Coletti
  • 1961 – La ragazza con la valigia, regia di Valerio Zurlini
  • 1961 – Antinea, l’amante della città sepolta, regia di Edgar G. Ulmer e Giuseppe Masini
  • 1961 – Ercole alla conquista di Atlantide, regia di Vittorio Cottafavi
  • 1961 – A cavallo della tigre, regia di Luigi Comencini

Un protagonista fuori dal comune

In principio impegnato in ruoli secondari, fu l’incontro con alcuni giovani registi a mutare le sorti della sua carriera.  I fratelli Taviani avevano scoperto Gian Maria Volonté in teatro al tempo di Sacco e Vanzetti e pensarono di chiamarlo per un provino, che a una prima visione si rivelò però tra i meno riusciti.

Esprimeva sempre troppo, con la voce, con il movimento, noi restammo delusi, ma quando lo rivedemmo in proiezione cambiammo idea, perché ci trovammo di fronte a un volto particolare, che ci colpiva. Era così nuovo e diverso da tutti quelli che avevamo incontrato che non ce ne fregava più niente se recitava teatralmente oppure no, eravamo commossi, era straordinario e divenne il nostro protagonista.[1]Intervista a Paolo e Vittorio Taviani di M. Capozzoli, 4 maggio 2017.

  • 1962 – Un uomo da bruciare, regia di Valentino Orsini e Paolo e Vittorio Taviani
  • 1962 – Le quattro giornate di Napoli, regia di Nanni Loy
  • 1963 – Il peccato (Noche de verano), regia di Jordi Grau
  • 1963 – Il terrorista, regia di Gianfranco De Bosio
  • 1964 – Per un pugno di dollari, regia di Sergio Leone
  • 1964 – Il magnifico cornuto, regia di Antonio Pietrangeli
  • 1965 – Per qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone

L’incontro con gli autori

Il biennio 1966-67 fu l’inizio di una nuova fase in cui la biografia personale e artistica di Volonté, il cinema italiano e la storia del nostro Paese s’intrecceranno a tal punto che la maschera di questo attore diventerà una delle icone di un decennio ricco di cambiamenti sociali e di passione politica.

  • 1966 – Le stagioni del nostro amore, regia di Florestano Vancini
  • 1966 – L’armata Brancaleone, regia di Mario Monicelli
  • 1966 – Svegliati e uccidi, regia di Carlo Lizzani
  • 1966 – La strega in amore, regia di Damiano Damiani
  • 1966 – Het gangstermeisje, regia di Frans Weisz.
  • 1967 – Quién sabe?, regia di Damiano Damiani
  • 1967 – A ciascuno il suo, regia di Elio Petri
  • 1967 – Faccia a faccia, regia di Sergio Sollima

Il divo antidivo

Nell’ottobre del 1968 Gian Maria Volonté ruppe il contratto per Metti una sera a cena con il cachet più alto che avesse mai ricevuto, oltre sessanta milioni di lire. In seguito rifiuterà anche Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci e Il Casanova di Federico Fellini.

Uno la mattina si sveglia e si sente offrire delle cifre altissime per lavorare. Viene spontaneo allora rifletterci su e concludere: o io sono un genio o c’è qualcosa che non funziona. […] Mi sono accorto che seguendo la strada che mi si andava aprendo sarei diventato un “oggetto”, uno strumento nelle mani di persone che perseguono interessi che non sono i miei. Per questo ho deciso di troncare. Ora voglio soltanto starmene in pace, concentrarmi sul mio lavoro, evitando il pericolo di essere trasformato in un fenomeno da baraccone.[2]La «contestazione» di Volonté, «Corriere della Sera», 10 ottobre 1968.

  • 1968 – I sette fratelli Cervi, regia di Gianni Puccini
  • 1968 – Banditi a Milano, regia di Carlo Lizzani
  • 1968 – Summit, regia di Giorgio Bontempi
  • 1969 – L’amante di Gramigna, regia di Carlo Lizzani
  • 1969 – Sotto il segno dello scorpione, regia di Paolo e Vittorio Taviani
  • 1970 – Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, regia Elio Petri
  • 1970 – Ipotesi sulla morte di G. Pinelli, regia di Elio Petri.
  • 1970 – Uomini contro, regia di Francesco Rosi
  • 1970 – I senza nome (Le cercle rouge), regia di Jean-Pierre Melville
  • 1970 – Vento dell’est (Le vent d’est), regia di Jean-Luc Godard
  • 1971 – Sacco e Vanzetti, regia di Giuliano Montaldo
  • 1971 – La classe operaia va in paradiso, regia di Elio Petri
  • 1972 – Il caso Mattei, regia di Francesco Rosi
  • 1972 – L’attentato (L’attentat), regia di Yves Boisset
  • 1972 – Sbatti il mostro in prima pagina, regia di M. Bellocchio
  • 1973 – Lucky Luciano, regia di Francesco Rosi.
  • 1973 – Giordano Bruno, regia di Giuliano Montaldo
  • 1975 – Il sospetto di Francesco Maselli, regia di F. Maselli
  • 1976 – Actas de Marusia: storia di un massacro (Actas de Marusia), regia di Miguel Littin
  • 1976 – Todo Modo, regia di Elio Petri
  • 1977 – Io ho paura, regia di Damiano Damiani

La pausa e il ritorno

Nei primi anni Ottanta la crisi del cinema italiano si fece sempre più forte, diminuirono gli incassi e le pellicole italiane in circolazione. Il sistema produttivo e distributivo si stava trasformando. I primi a subirne le conseguenze furono i film d’essai, messi in naftalina in attesa di essere programmati nei mesi estivi. Tra il 1978 e il 1985 la filmografia di Volonté si arricchisce di appena cinque titoli.

lI cinema “comico” è rimasto come rappresentativo del cinema nazionale. Il “drammatico” o è appannaggio delle multinazionali che hanno creato degli stereotipi buoni per ogni paese, o è stato affidato alla televisione che è uno strumento di comunicazione di massa molto più controllabile.[3]Gianni Cerasuolo, Tremila attori lavorano meno di due mesi l’anno, «l’Unità» 10 dicembre 1978.

  • 1979 – Cristo si è fermato a Eboli, regia di Francesco Rosi
  • 1979 – Ogro, regia di Gillo Pontecorvo
  • 1980 – Stark System, regia d Armenia Balducci
  • 1981 – La storia vera della signora delle camelie, regia di Mauro Bolognini
  • 1983 – La morte di Mario Ricci (La mort de Mario Ricci), regia di Claude Goretta

La cineteca della memoria

L’ultimo decennio artistico di Volonté è incerto, segnato da film straordinari e premi prestigiosi (Cannes, Berlino, Venezia), ma anche da incomprensioni e pellicole poco riuscite. Alla fine la filmografia di Gian Maria Volonté conterà cinquantasei pellicole. Volonté morirà nel 1994 sul set del film Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos.

Sono una persona che vive, con tutte le incertezze e le insicurezze del caso, in una società che non garantisce gli elementi fondamentali dell’esistenza, il diritto al lavoro, il diritto alla scuola. […]. Io ho 54 anni, e probabilmente dieci anni fa avrei detto delle cose apparentemente molto più certe e definitive. Oggi invece m’interrogo. Ma mi interrogo sulla vita e sulla morte. […] [4]Fabrizio Zampa, Vivo, m’interrogo, mi sorprendo, «Il Messaggero», 13 novembre 1986

  • 1986 – Il caso Moro, regia di Giuseppe Ferrara
  • 1987 – Cronaca di una morte annunciata, regia di Francesco Rosi
  • 1987 – Un ragazzo di Calabria, regia di Luigi Comencini
  • 1988 – L’opera al nero (L’oeuvre au noir), regia di André Delvaux
  • 1989 – Pestalozzis Berg, regia di Peter von Gunten
  • 1990 – Tre colonne in cronaca, regia di Carlo Vanzina
  • 1990 – Porte aperte, regia di Gianni Amelio
  • 1991 – Una storia semplice, regia di Emidio Greco
  • 1993 – Funes, un gran amor, regia di Raoul de la Torre.
  • 1993 – Il tiranno Banderas (Tirano Banderas), regia di J. L. García Sánchez.

[Mirko Capozzoli, Gian Maria Volonté, Add editore, Torino, 2018]

References

References
1 Intervista a Paolo e Vittorio Taviani di M. Capozzoli, 4 maggio 2017.
2 La «contestazione» di Volonté, «Corriere della Sera», 10 ottobre 1968.
3 Gianni Cerasuolo, Tremila attori lavorano meno di due mesi l’anno, «l’Unità» 10 dicembre 1978.
4 Fabrizio Zampa, Vivo, m’interrogo, mi sorprendo, «Il Messaggero», 13 novembre 1986

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