Il Teatro di strada vive a Roma da tre anni. E’ nato come necessità di portare il teatro politico nelle strade e nelle piazze e in tutti quei luoghi dove è presente il conflitto tra capitale e lavoro. Sono stati fatti da tre anni a questa parte trentadue interventi. I più clamorosi: alla Stazione Termini, sul problema dell’Apollon, davanti alla Rinascente sul consumismo, nel 1968; a Trastevere sul problema degli sfratti, nel 1969; e davanti al Parlamento sull’invasione della Cambogia nel 1970. Più volte è intervenuta la polizia per bloccare l’azione teatrale.
Due gruppi di Teatro di strada
Oggi esistono a Roma due gruppi di Teatro di strada: uno che è in rapporto con la sezione del PCI di Trastevere, ed uno che è in rapporto con la sezione del PCI di Trevi-Campo Marzio. Il gruppo di Teatro Trevi-Campo Marzio è composto da Ernesto Bassignano, Roberto Bonanni, RitaCalanca, Titta Cassani, Lorenzo Gallico, Lorenzo Magnolia, Giovanni Scalambrieri, Cristiana Virgili. Il gruppo che opera a Trastevere è composto da Magda Mercatali, Carla Tatò, Anna Maestri, Antonio Salines, Gian Maria Volonté, Valentino Orfeo, Andrea Moroni, Flavio Bucci, Luigi Mezzanotte e Ruggero. In che modo gli attori del Teatro di strada che operano a Trastevere si sono impegnati per questa campagna elettorale?
La campagna elettorale
Siamo andati casa per casa con i compagni della sezione a registrare e fotografare gli incontri che ci sono stati fra Armando Cipriani e Giuseppe Mastroianni, candidati al Comune ed alla Provincia, e gli abitanti del quartiere. Abbiamo partecipato con la sezione ad un incontro sollecitato dal compagno Tricarico con i lavoratori del deposito ATAC di Trastevere.
Abbiamo girato per ore nelle strade e nelle piazze del quartiere recitando su di un camion; dando la possibilità ai compagni della sezione di diffondere il materiale di propaganda e far conoscere il programma del partito a tutti quelli che erano scesi dalle case o si erano fermati incuriositi dalla nostra azione teatrale.
Abbiamo recitato nel cortill della caserma La Marmora, dove vivono 87 famiglie, in attesa di una casa dal 1943: intendendo cosi sostenere il lavoro politico che la compagna Luisella Miracco svolge da tempo in questo settore.
Il voto per il Teatro di strada
Quando i compagni hanno trasportato praticamente tutte le attrezzature della sezione in piazza S. Cosimato ed in via Orti d’Alibert (manifesti, pannelli, cartelli, tavole e mostra fotografica preparata dalla FGCI di Trastevere) noi abbiamo recitato e cantato sottolineando di volta in volta il significato che per noi comunisti deve avere questo voto; fra un nostro intervento e l’altro, i compagni Anita Pasquali, Giacomo D’Aversa, Armando Cipriani, Antonio Severini e Giuseppe Mastrolanni hanno parlato sulla speculazione edilizia, sulla sanità, sulla occupazione e su tutti gli altri problemi di Roma e di Trastevere. Tra gli altri c’erano anche i lavoratori della fabbrica occupata «Aerostatica» che spesso abbiamo visitato portando il nostro contributo e la nostra solidarietà alla loro lotta.
Assemblea popolare al teatro Belli
Il gruppo Teatro di strada ha inoltre partecipato al lavoro fatto dalla sezione del PCI di Trastevere, per dare vita ad una assemblea popolare al teatro Belli, dove sono stati affrontati vari problemi del quartiere e del decentramento culturale. Abbiamo visto in questi giorni di appassionata lotta politica, prendere parola medici, architetti, studenti, lavoratori, donne e bambini, nelle strade e nelle piazze del quartiere. E in questo senso che gli attori del Teatro di strada hanno inteso identificarsi con i problemi reali del quartiere dove vivono in un continuo e dialettico rapporto con la sezione del PCI e con i cittadini di Trastevere.
Il Teatro di strada come strumento di partecipazione
La somma delle indicazioni che scaturiscono da queste esperienze ci impegna ad elaborare ed a approfondire la funzione del Teatro di strada, inteso come strumento di partecipazione che si inserisce in quel più ampio discorso del decentramento culturale, in alternativa alle concezioni della cultura centralizzata e paternalistica, in cui le masse lavoratrici non possono riconoscersi.
Gian Maria Volonté
[Il teatro di strada a Roma, «l’Unità», 8 giugno 1971]