La morte di Mario Ricci (La mort de Mario Ricci) di Claude Goretta è una delle pellicole più importanti e al contempo più dimenticate della filmografia di Gian Maria Volonté.
Incontro con Claude Goretta
Il primo incontro tra il regista svizzero di origini italiane e l’attore avviene nell’inverno del 1981 a Genova dove Volonté sta tenendo uno stage di recitazione alla Scuola del Teatro Stabile. È una fase di passaggio nella carriera di Volonté. La stagione del cinema politico è ormai alle spalle. Se si escludono i due film televisivi con Mauro Bolognini l’ultima pellicola di rilievo al quale ha partecipato è Ogro di Gillo Pontecorvo. Il ritorno in teatro con Carla Gravina è stato un fallimento così come l’operazione Stark System, film satirico prodotto e pensato insieme alla compagna Armenia Balducci.
La morte di Mario Ricci
Gian Maria Volonté si mostra subito molto interessato al soggetto, in parte ispirato alle vicende personali di Goretta e di suo fratello Jean-Pierre, reporter che aveva vissuto alcuni momenti storici come la rivolta di Budapest e la guerra d’Algeria. Gian Maria Volonté, reduce da gravi problemi di salute, trova infatti affinità con il protagonista Bernard Fontana, un giornalista televisivo svizzero con una menomazione alla gamba che si scopre impotente di fronte alla tragica involuzione della società.
Ho lavorato quasi due anni a questo film. Volevo arrivare in profondità a questo viaggio immobile, quasi senza gesti e senza parole, all’interno di un personaggio che ha coinciso con quello che sono io oggi: un uomo di cinquant’anni che è stato malato; che di questa malattia porta un segno, la mancanza di un polmone; che ha raggiunto la sua serenità, un suo piacere di vivere: guardando, osservando, riflettendo. [1]Edgarda Ferri, Ho vinto con la storia del mio dramma, «Epoca», 1983.
La crisi del cinema italiano
Al contrario di quanto traspare in alcune dichiarazioni pubbliche per Gian Maria Volonté non fu facile affrontare il set. Dal 1979 non aveva più ricevuto proposte da protagonista, sembrava infatti che il cinema italiano lo avesse messo da parte.
In Italia ormai la produzione e la distribuzione hanno preso totalmente in mano il mercato, permettono solo un certo tipo di cinema, emarginano ogni possibile alternativa. Tutto ciò che non è consueto e consunto viene demandato alla tv, dove però il controllo politico è totale. E intanto muore la figura del produttore indipendente. E il nostro cinema diventa sempre più nostrano.[2]Mi. An. È rinata una stella: Gian Maria Volonté, «l’Unità», 20 maggio 1983.
Palma d’Oro
La morte di Mario Ricci di Claude Goretta sbarcò al Festival di Cannes nel maggio 1983. Gian Maria scelse di essere presente per sostenere un film in cui credeva moltissimo. Dopo aver assistito alla presentazione del film ed essersi prestato a svariate interviste, ritornò a Parigi, dove per qualche tempo condivise l’appartamento con Oreste Scalzone. Dieci giorni più tardi, una mattina, squillò il telefono. La giuria gli aveva assegnato la Palma d’Oro per la migliore interpretazione maschile, quel premio che gli era sfuggito per un soffio undici anni prima. Il tempo di comprare un vestito per la premiazione e Gian Maria tornò di corsa alla Croisette. Il prestigioso riconoscimento costrinse la critica a occuparsi nuovamente di Volonté e dei nuovi progetti con Armenia Balducci.
Versione restaurata
Nel 2020 la casa di distribuzione francese Jupiter Films rilascerà il dvd del film in versione restaurata (qui il trailer), un’ottima occasione per riscoprire un Volonté assai diverso rispetto alla sua filmografia più nota.