Com’è morto Gian Maria Volonté? Martedì 6 dicembre 1994 alle 11:40 una cameriera trovò il corpo di Volonté riverso a terra nella sua camera d’albergo. Gian Maria era arrivato a Mostar a fine novembre nel 1994 per lavorare al film Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos. La città era dilaniata dalla guerra.
Al seguito della troupe c’era il fotografo Josef Koudelka, noto per il suo reportage sulla Primavera di Praga. Koudelka immortalò Gian Maria in bianco e nero tra le rovine. I lunghi e ribelli capelli bianchi staccano sugli abiti scuri, abiti che lui stesso aveva scelto tra quelli di Eduardo che Angelica Ippolito ancora conservava. In una delle immagini l’attore volge lo sguardo alla macchina, la sua figura è sfocata tra la gente che a passo svelto ha appena attraversato un ponte. Sullo sfondo incombe la guerra, le macerie, una colonna di fumo. Volonté fa parte del tutto, non dà l’impressione di essere un corpo estraneo, è dentro le cose che accadono. Dopo tanto tempo i suoi occhi videro gli stessi orrori che aveva vissuto da bambino.
L’ultimo viaggio: la morte di Gian Maria Volonté
I primi giorni girò alcune scene con Harvey Keitel, ma la situazione ambientale era complicata e le pause inevitabili. Dopo una settimana le riprese per Lo sguardo di Ulisse si fermarono e la troupe si spostò in Grecia, a Florina, ai piedi delle montagne della Macedonia occidentale. Gian Maria si accomodò in fondo al pullman. Euforico e malinconico, intonò con le maestranze canzoni di lotta e di protesta. Al fonico Thanasis Arvanitis prima di ritirarsi nella stanza 206 dell’hotel Lingos disse: «Domani ceniamo nella taverna che piace tanto a Mastroianni. A volte non c’è più tempo per un domani».[1]Laura Putti, È morto in montagna come un partigiano, «La Repubblica», 8 dicembre 1994.
Com’è morto Gian Maria Volonté
Martedì 6 dicembre alle 11:40, una cameriera trovò il corpo di Volonté riverso a terra nella sua camera. Il direttore dell’istituto di medicina legale dichiarò che la morte di Gian Maria Volonté era sopravvenuta per un attacco cardiaco causato da una fibrillazione acuta del ventricolo sinistro. Il giorno seguente la bara scoperta fu sistemata in una piccola cappella bizantina adornata di fiori, in un giardino di pini imbiancati dalla neve. Intorno i componenti della troupe, ognuno con in mano una candela e un garofano rosso. Il funerale ebbe luogo a Velletri, sotto la pioggia battente, nella piazza del municipio che lo aveva visto protagonista assieme ai suoi concittadini. Angelica Ippolito, l’ultima compagna di Volonté, invitò tutti ad andare al microfono per lasciare una testimonianza perché come dice un detto gitano, che le aveva confidato Koudelka, un uomo non sarà mai morto finché ci sarà qualcuno che lo ricorderà.
La cineteca della memoria
Volonté ha recitato in cinquantasei pellicole per il grande schermo tra il 1960 e il 1993. Alcuni di questi film hanno vinto i principali premi cinematografici internazionali. Volonté per le sue interpretazioni si è aggiudicato due David di Donatello, tre Nastri d’argento, e cinque Globi d’oro. Nel 1983 ha vinto il Prix d’interprétation masculine a Cannes, nel 1987 l’Orso d’argento a Berlino e nel 1990 il premio speciale della giuria dell’European Film Awards. Nel 1991 ha ricevuto a Venezia il Leone d’oro alla carriera.
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References
↑1 | Laura Putti, È morto in montagna come un partigiano, «La Repubblica», 8 dicembre 1994. |
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