Da bambino ero terrorizzato dall’inquilino del pian terreno. Si chiamavaPescarmona Giuseppe ed era stato un sommergibilista. Negli anni ho dimenticato tanti nomi, non il suo. Ho davanti agli occhi la sua cassetta della posta, poco sotto la nostra. Mi chiedevo sempre chi potesse scrivergli, non l’avevo mai visto insieme a qualcuno, mai.Negli anni Ottanta i genitori non venivano a prenderti a scuola,almeno non tutti, e certamente non i miei, se non il sabato. Quando rientravo da solo non avevo paura di attraversare corso San Maurizio, di passare davanti all’università, dove c’erano sempre buffi personaggi, né di quel bar dove il fumo era così denso che facevo fatica a scorgere i cabinati dei videogiochi, ma avvicinandomi a casa tra i miei pensieri si faceva largo lo spettro di Pescarmona Giuseppe.
Ma ce n’è un’altra che mi piace pure; la maestrina della prima inferiore numero 3, quella giovane col viso color di rosa, che ha due belle pozzette nelle guancie, e porta una gran penna rossa sul cappellino e una crocetta di vetro giallo appesa al collo. È sempre allegra, tien la classe allegra, sorride sempre, grida sempre con la sua voce argentina che par che canti, picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per impor silenzio; poi quando escono, corre come una bambina dietro all’uno e all’altro, per rimetterli in fila; e a questo tira su il bavero, a quell’altro abbottona il cappotto perché non infreddino, li segue fin nella strada perché non s’accapiglino, supplica i parenti che non li castighino a casa, porta delle pastiglie a quei che han la tosse, impresta il suo manicotto a quelli che han freddo; ed è tormentata continuamente dai più piccoli che le fanno carezze e le chiedon dei baci, tirandola pel velo e per la mantiglia; ma essa li lascia fare e li bacia tutti, ridendo, e ogni giorno ritorna a casa arruffata e sgolata, tutta ansante e tutta contenta, con le sue belle pozzette e la sua penna rossa. È anche maestra di disegno delle ragazze, e mantiene col proprio lavoro sua madre e un fratello. [Edmondo De Amicis, Cuore, Fratelli Treves, Milano, 1886]