Carla Gravina nasce a Gemona del Friuli il 5 agosto del 1941. Trascorre l’infanzia in Friuli, prima di trasferirsi a Roma all’età di dodici anni. Tre anni più tardi esordisce in Guendalina di Alberto Lattuada. Nello spazio di pochissimi anni diventa una delle attrici più promettenti del cinema italiano lavorando per Alessandro Blasetti, Mario Monicelli, Mario Soldati, Carlo Lizzani, Mario Camerini e Luigi Comencini. Il 5 luglio del 1960 debutta in teatro con Romeo e Giulietta di Franco Enriquez.
L’INTERVISTA A CARLA GRAVINA
Io e Gian Maria Volonté ci siamo incontrati all’Arena di Verona per Romeo e Giulietta. Arrivavo dal successo di Esterina di Carlo Lizzani. Venne Franco Enriquez a casa, a propormi di recitare a teatro e per giunta all’aperto. Insistette talmente tanto con la sua simpatia che mi convinse a parlarne con De Laurentiis. Avevo un contratto, e il teatro non era ben visto da chi faceva cinema, perché gli attori che recitavano sul palcoscenico erano considerati poco naturali. De Laurentiis inizialmente mi disse di rifiutare, poi mi fece promettere che sarebbe stata la prima e unica volta, altrimenti non avrei più lavorato per lui.
ROMEO E GIULIETTA A VERONA
Gian Maria non era convinto di accettare il ruolo di Romeo, era un personaggio noioso da interpretare, poi si convinse per la pubblicità che lo spettacolo avrebbe portato. All’inizio mi guardava in cagnesco perché ero attrice di cinema e perché odiava che fossi già conosciuta. Sosteneva che il pubblico si ricordasse il mio nome per la margarina Gradina. Ci vedevamo solo per provare, poi un giorno è venuto un fotografo per fare un servizio a Castelvecchio. A un certo punto ci dice di prenderci per mano e guardarci negli occhi, e in quel momento è scoppiato tra noi qualcosa. Vomitavo dall’emozione quando stavo con Gian Maria, avevo un vero e proprio sconvolgimento di budella. Dopo venti giorni finalmente lui ebbe il coraggio di baciarmi.
LO SCANDALO
I miei genitori seppero da me della storia. Avevano capito dopo Verona che c’era una simpatia per questo ragazzo. Tragedia greca. Processi a casa mia. Mia madre diceva che non sarebbe più uscita di casa, mio padre che non sarebbe più andato al ministero. Tutti i giorni subivo un processo a tavola finché sono rimasta incinta. Mio padre parlò con Gian Maria in un bar prima che andassimo a vivere insieme, si presentò con un bigliettino con le domande. Quando tornò a casa disse che era un peccato che fosse sposato perché era un ragazzo in gamba, l’aveva apprezzato. Ci fu lo scandalo. I suoi suoceri ci denunciarono per concubinato e la polizia venne a bussare a casa. Avevo appena compiuto diciott’anni e dunque ero ancora minorenne.
CARLA GRAVINA: IL CINEMA MI CHIUSE LE PORTE
Il cinema mi chiuse le porte e io amavo il cinema. Ho sofferto come una pazza, ho pianto per due anni di nascosto perché non mi facevano lavorare. All’improvviso ci ritrovammo poveri. Siamo andati anche al Monte di pietà a portare tutti i miei premi. Una volta erano realmente in oro, andavamo a impegnarli dopo aver grattato il nome Carla Gravina. Diedi via anche la mia cinepresa.
I NUOVI GIOVANI (CARLA GRVINA, OCCHINI, PANI, RONCONI, VOLONTÉ)
La compagnia con Gian Maria quella che fu chiamata dei Nuovi Giovani, fu un’avventura finita male. Ci rimasero da pagare le spese, e io dovetti accettare malvolentieri i fotoromanzi, mentre Gian Maria un film western. Era disperato, per lui significava la fine della carriera, ma accettò per denaro. Nessuno si aspettava un successo, un western italiano non aveva alcun senso. Fu un boom, in molti scoprirono un attore di una bellezza incredibile. Fu la sua fortuna. Lui che era partito per fare teatro, fece cinema, e io al contrario che ero partita per fare cinema, ho dovuto fare teatro.
GIAN MARIA VOLONTÉ
È molto difficile descrivere un carattere come quello di Gian Maria, anche perché spesso si comportava come il personaggio che avrebbe interpretato sul set, e siccome non erano sempre personaggi gentili… Poi ovviamente si rideva. Nel lavoro era rigoroso, con gli altri attori sapeva essere gentilissimo, ma poteva anche metterti a disagio. Lo faceva per creare una crisi che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto migliorare la situazione. In alcune situazioni era molto tenero, come con sua figlia, ma cercava di non darlo a vedere perché s’intimidiva. Del resto non ha mai fatto ruoli dove emergesse quest’aspetto del suo carattere. Non aveva una maschera, era così, contraddittorio, umorale, a volte era orso, e ti metteva un peso addosso, altre scherzoso.
IL BAULE DI CARLA GRAVINA
Nel periodo in cui siamo stati insieme era proteso verso la sua carriera, doveva emergere. In questo baule che non aprivo da molto tempo, ho ritrovato servizi fotografici con me, con Giovanna. Sono rimasta sorpresa, ma del resto doveva farsi conoscere. Sono saltate fuori anche le foto del nostro primo lungo viaggio insieme. Ci prendemmo una pausa per tre settimane, io e lui da soli, viaggiammo per l’Europa con la mia auto, una 1100 blu che avevo comprato con i miei guadagni. Ogni tanto ci fermavamo e tiravamo fuori il tavolino da picnic.
UN GRANDE AMORE
Ho amato tanto Gian Maria, ma anche lui mi ha amato tanto, anche se me ne ha combinate di tutti i colori. Pensavo di passare la vecchiaia accanto a lui. In un certo senso il nostro rapporto è stato più bello da separati, quando ci vedevamo c’era sempre un battito di cuore. È stato un grande amore. Sono stata fortunata. Non capita a tutti di aver un incontro così forte. Mesi fa ero sola a casa, vidi di nuovo Indagine. Mi sono ritrovata alla fine ad applaudire perché è stato uno dei più grandi attori che ci siano stati.
[L’intervista completa la potete trovare in Mirko Capozzoli, Gian Maria Volonté, Add editore, 2018]