L’intervista: Umberto Orsini ricorda Volonté

Umberto Orsini ricorda Gian Maria Volonté. I due attori s’incontrarono per la prima volta sul palcoscenico dell’Accademia d’Arte Drammatica di Roma.

Umberto Orsini
Nostra Dea, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, 1957 – secondo da sinistra Umberto Orsini – Foto di Gianna Giachetti

Il ricordo di Umberto Orsini

Eravamo insieme in Accademia, Gian Maria Volonté era al terzo anno, io al secondo. Eravamo i due protagonisti maschili del saggio di regia di Vilda Ciurlo, Nostra Dea di Massimo Bontempelli. Gian Maria interpretava il ruolo di Vulcano ed io quello di Marcolfo. Andammo in scena il 27 marzo del 1954 nello Studio Eleonora Duse di via Vittoria. Fu la nostra prima collaborazione.

Volonté mi sembrava inarrivabile

Era già molto bravo e mi sembrava inarrivabile tanto che per contrastarlo il giorno stesso della prima mi tinsi i capelli di biondo perché mi si notasse di più. Nelle prove Gian Maria prendeva in qualche modo anche le redini della regia, sarebbe stato anche un ottimo regista. Mi dava buoni consigli che sarebbe stato stupido non seguire. Era molto attento al trucco, all’immagine, al comportamento, al linguaggio, alla gestualità, era un attore di composizione, che sa comporre un personaggio e non soltanto dirlo, che lo studia a fondo. Aveva una grande capacità mimetica, poteva interpretare tranquillamente personaggi anziani, e infatti Vulcano era brizzolato e con i baffetti, e anche per questa ragione mi tinsi i capelli. Avevo capito anche io che non esiste l’attore che non caratterizza e che non cerca di costruire il personaggio.

Nostra Dea
Nostra Dea, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, 1957 – secondo da sinistra Umberto Orsini – Foto di Gianna Giachetti

 

Umberto Orsini: «Sembrava che avesse fatto vent’anni di teatro» 

Gian Maria cercava di non essere mai se stesso, il vero Gian Maria non appariva. Io non ho mai avuto difficoltà a stare in palcoscenico con lui. Già dall’Accademia avevo capito quanto fosse bravo, e diverso da tutti noi, insomma quando usciva lui c’era da essere incantati per come reggeva la scena. Era più adulto di noi, sembrava che avesse fatto vent’anni di teatro, in realtà forse aveva fatto vent’anni di vita. Dopo l’Accademia fui scritturato nella Compagnia dei Giovani, invece Gian Maria ci mise un po’ a emergere, non era stato subito apprezzato come sarebbe stato giusto. In seguito abbiamo lavorato in un film spagnolo, Noche de verano di Jordi Grau, e poi in televisione, nello sceneggiato Vita di Michelangelo, dove Gian Maria  era Michelangelo ed io il suo allievo prediletto. C’era tra i due personaggi un legame omosessuale ma la televisione di allora lo trasformò in devozione.

Per un pugno di dollari

Ricordo esattamente che ci siamo incontrati in autostrada lui veniva da Roma, io da Milano, nell’unico autogrill che allora c’era vicino a Firenze. Mangiammo insieme. Mi raccontò che aveva recitato in un film western con un attore che era arrivato dall’America con una valigetta piena di pistole. Non si era reso conto che il film fosse importante ed era molto perplesso per aver cambiato nome, lo trovava un segno di sfiducia che avevano gli italiani nei confronti del nostro cinema, una specie di ostracismo etnico. Quella sera stessa andai a vedere Per un pugno di dollari al Quattro Fontane di Roma e curiosamente in sala c’erano tutte le persone che contavano nel cinema italiano di allora e tutti, compreso me, ci siamo resi conto che era nato un regista geniale e divertente com’è Sergio Leone. 

I fratelli Karamazov

Proposi Gian Maria a Sandro Bolchi perché sognavo I fratelli Karamazov con lui nella parte di Dmitrij e Carmelo Bene nella parte di Smerdjakov. Se quel progetto si fosse realizzato, oggi sarebbe forse il più bel Karamazov nella storia della televisione, ma la Rai non fu d’accordo. Allora i comportamenti nella vita privata contavano moltissimo. Riuscii poi a convincere Sandro Bolchi a prendere Corrado Pani, anche lui per un periodo osteggiato per l’unione con Mina. Pani era bravo ma Gian Maria sarebbe stato più giusto per quella parte, sarebbe stato un Dmitrij strepitoso con quella irruenza, con quella foga, quella cupezza, quella capacità drammatica che aveva lui, un attore che ha veramente lasciato il segno.

Il poker tra Umberto Orsini e Volonté

Ricordo che ci ritrovammo tempo dopo a casa mia in amicizia e abbiamo giocato a poker, oltre a Gian Maria c’erano anche Corrado Pani e Renato Salvatori. Io persi tutti i soldi che avevo guadagnato con I fratelli Karamazov in una sola mano, anzi stavo per perderli e Gian Maria accorgendosi che avevo sbagliato, che avevo fatto un bleuff inesistente perché era chiaramente un errore tecnico, perché c’era una carta scoperta nella teresina, una carta che si supponeva che io avessi e che invece era già sul tavolo ad appannaggio di tutti, Gian Maria fermò il gioco per non farmi perdere quei soldi.

Girotondo

In teatro ci ritrovammo nel 1981 all’Eliseo di Roma, che allora dirigevo come direttore artistico. Gli diedi carta bianca, fece il Girotondo di Arthur Schnitzler insieme a Carla Gravina ed ebbe un grande insuccesso. Gian Maria era lontano dalle scene da molto tempo. Cadde nell’errore di fare uno spettacolo d’avanguardia che però non era più d’avanguardia, come uno che vuol fare una tela e non conoscendo la pittura fa un taglio credendo di essere in qualche modo un prototipo senza saper che Fontana l’aveva fatto trent’anni prima. Fu una rappresentazione fuori tempo, che non seguiva molto il teatro.  Lo spettacolo ebbe davvero un tonfo clamoroso ma siccome erano molto noti tanto lui che Carla Gravina lo spettacolo era stato già venduto in tutte le piazze possibili, per cui l’Eliseo non ne ebbe un grande danno economico, ma abbastanza un danno d’immagine. 

Gian Maria ha calcato le scene molto meno di quanto avrebbe dovuto. Se fosse vissuto sarebbe stato un primo attore straordinario. L’ha fatto poco perché il cinema ha cominciato a coinvolgerlo. È una figura che mi fa piacere di aver sfiorato, di aver conosciuto, di aver capito in Accademia che fosse bravo, diverso da tutti noi. Gian Maria Volonté è certamente uno degli attori più importanti che abbiamo avuto nel secolo scorso.

[Intervista a Umberto Orsini di Mirko Capozzoli, 10 aprile 2017]

Questo articolo ha 4 commenti

  1. Tiziana

    Adoro Volonté e rivedo sempreeeee volentieriiii i suoi film, cercherò anche i libri che parlano di lui all’epoca ero molto più giovane di adesso e non avrei potuto forse apprezzarlo come attore e soprattutto come uomo

    1. Mirko

      Ciao Tiziana, grazie per il tuo commento. Oltre al mio libro “Gian Maria Volonté” ti consiglio “Gian Maria Volonté. Il lavoro d’attore” di Fabrizio Deriu e “Gian Maria Volonté. Lo sguardo ribelle” a cura di Montini e Spila.

  2. Enrica Mariani

    Ho terminato stamattina la lettura del tuo pregevole lavoro su Volonté, devo ringraziarti per aver reso omaggio ad una figura di intellettuale a tutto tondo e di uomo, prima ancora che di attore, che ritengo fondamentale per la mia formazione personale. Il tuo libro, attraverso la testimonianza della sua vita, mi ha appassionato ed emozionato, sei stato in grado di ricostruire con precisione filologica il fermento di anni meravigliosi che vorrei tanto aver vissuto (ma ahimè sono nata nel 1979!) e il grande rigore morale che ha contraddistinto Gian Maria. Grazie.

    1. Mirko

      Anni davvero meravigliosi e intensi. Condivido il dispiacere di non averli vissuti. Grazie di cuore per il tuo commento. Un caro saluto.

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